città con fiume

città con fiume
olio - Paolo Parma

giovedì 9 dicembre 2010

Correndo

un breve vortice di foglie
chiare dalla grande betulla
sulla strada, tu me lo fai notare
mentre corriamo, il cane ci corre avanti
e dici quando (fra anni, anni) non potrà più
e io penso invece cos’è quell’aria
già quasi dietro di noi di decenni o di secoli
in realtà lo stesso pensiero
due signore parlano all’ombra dell’albero
figure a lato dello sprazzo
di una cosa che era
poi passiamo tra le foglie cadute, avanti

martedì 7 dicembre 2010

Una qualsiasi definizione di poesia

Andare a fondo nelle cose significa sempre farle divenire un'altra cosa, una cosa che prima per noi non c'era e ora e' nella nostra vita. Cosi' fa la poesia: affonda, va al fondo di una cosa, la fa diventare altra, ne fa la sua stessa vita, ne fa una poesia, se stessa. Perché la natura delle cose e' il loro divenire altro, sempre, secondo una verità delle loro radici che le rende sempre se stesse.

martedì 9 novembre 2010

Via Marsala

tornare per la via buia
accesa da foglie di brace
spenta lungamente salendo
diritta silenziosa
se non il fruscio delle vite
sedute nelle case
camminanti esili forme
di luce artificiale
camminare come tra le mani
la testa tenuta per sognare
andare verso il buio
la fine del calore

sabato 4 settembre 2010

Notte di Borca

Ecco ad esempio la notte cos’è
le insegne accese dell’Agip che vedo dalla finestra
e il sonno pesante di sonniferi della barista
così diversa ormai dalla foto sbiadita
che stava appesa al muro - ora non più
lei e il futuro marito anni ’70 e una moto
certo anche il presente è vita c’è sempre clientela di operai
camionisti e bevitori di paese
e queste ombre dorate i riflessi dell’abat-jour e del rame
sull’altro vetro che dà verso il pendio, il torrente
gelido e chiaro e le montagne
(ma un gruppo di ragazze l’altra sera si dicevano in strada
“... questo paese di merda” e il paese
in qualche modo replicherà
che è così ovunque)
e la luna là tramontata dietro Monte Pena
riflette la sua luce sulle nuvole
(riflesso di un riflesso, ma è
la luce della luna) come i fari di una festa in città
e la nuvola drago a strisce di carta si china a vederla
la grande nuvola pettinata dal vento
come un litorale
di un oscuro mare
e le stelline colorite in viso la guardano
e anche un signore dalla faccia scura
sfrangiata
con un cappello sfilacciato
sopra le nevi delle selle
quando l’aria fresca è anche dolce di un sentore di pini e vaniglia
questa è tutta la dolcezza della sera
senza la sua pena
invisibili i veri sogni
dorati o paurosi dei figli
poi il drago prova piegando il collo
a mangiarsi la luna
e forse ci crede

lunedì 28 giugno 2010

AUTOMATISMO

Se una sola parola
osasse
ed ecco
il già nato
inconsapevole di sé puro oggetto
quando consapevole altro si cercava
già altro da sé in sé
parola specchio dello specchio

domenica 6 giugno 2010

FUTURO

Il seme delle cose è esposto in piena luce
ma ha radici che dai tuoi occhi piangono
sprofondate nel futuro invisibile crescendo
verso il passato perché nel sogno
seduti a un tavolo si ridiscute
sempre l’accaduto e questo
è il vero futuro che a tutti è dato
l’altro terra bruciata è già segnato
è il passato tutto là davanti e intorno
porta in sé i semi deserti delle cose.

giovedì 20 maggio 2010

ADDIO COMPAGNO EDOARDO SANGUINETI

Ballata delle donne

quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia:

quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace:

quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire:

perché la donna non è cielo, è terra,
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente:

femmina penso, se penso l'umano:
la mia compagna, ti prendo per mano:

NOTIZIE DA NUOVA DELHI (titolo provvisorio)

PROLOGO: Dialogo tra il beppe e
Santo uomo,alle pendici dell'Himalaia.


Santo uomo;Parla

Beppe;Ok l`astrarsi dal corpo e potersi vedere,tutto cio`e` fantastico,ma l`aquisto giaccone invernale a Mantova sud outlet?e

poi siamo sicuri questa sia la soluzione,la ricetta?E se India si rilevasse x Nando e Barbara come Eire x me? E cosi

difficile trovare 1 lapislazzolo che mi tiene costantemente compania?iO ADESSO IMELLO lUCA,LUI MI IMELLA BACK ,MA SOLO SE NON

E` STRESSATO.iO DIPENDO DA QUESTO.Al maffei si stupiscono se partoriscono killer,ma il prof di storia ha mai insegnato la

differenza tra Patriottismo e nazionalismo?Meno polemiche crocefisso-velo,+ soldi investiti x mandare studenti in zone di

conflitto.Meno accademia piu spazio x retorica e speculazione politica.Mio fratello e Monica non vogliono far vedere film

indiano ai bambini.A che pro? meno video games,piu cultura e spazio x la polemica.Butta via il nuovo testamento,tieni il

vecchio Franco,insegnara ai nipotini l`esodo e come arrivare a una meta atrraverso l`epica.Avverto che siamo

distanti,camminiamo nelli stessi corridoi,ma siamo marziani,che sfiorano Venusiani.Sono alla perenne ricerca di un

collante,di una linea costante da seguire,un equilibrio tra:gli islamici i spusa, algerini tutti bravi butei(vedi mia zia)

Santo uomo:Continua a cercare.E lavati i denti 2 volte al giorno.

E un disastro quasi totale.Su 17 ,non 45 come pensavo,3 sono gia tornati.1 ragazza scopre di essere incinta 1 settimana dopo

il suo arrivo,un altro finisce in ospedale x 4 giorni x problemi di stomaco,un altro rifiuta di vivere su pianeta India.Tutti

tranne me,finiscono in ospedale x alimentazione.Sintomi sono ;DIARREA,DOLORI STOMACO,giramenti di testa, io finisco in un

letamaio sprofondando con piede sinistro mentre piscio fuori dal call center.vado ospedale x fare raggio a piede

destro.iniezioni,Piotra x adesso resiste,ma e gia seconda volta che va in ospedale.Altri problemi conlavoro,taxi,cibo

pagato.Lavoriamo 10 ore giorno non 9,abbiamo finito anche alle 3 di mattina,non alle 11 massimo come ci era stato

detto.Ciliegina su torta al nostro arrivo a DHELI,nessuno ad aspettarci.La manager si fa viva solo 6 ore dopo.Mi prendo

rivincita a 1 festa 3 giorni dopo quando lei mi tocca i muscoli dicendo ;Che grosso,io rispondo;Non x te ma perche ci sono 43

gradi fuori( ero in canottierina).Una altra strage accade 2 giorni dopo il nostro arrivo,quando 78 soldati

nel sud ovest del [paese,vengono annientati dai Naxalitimovimenti maosti nati nel 60 nel distretto di Naxalbary,che vogliono

emancipare zone rurali dellIndia prive di infrastrutture( scuole,acqua,ospedali)Erano poco piu di briganti fino al 70,poi di

colpo,finanziamenti da tutte le parti.Cina sicuramente,ma forse anche al queida,che pur di destabillizzare l.iNDIA,OFRIREBBE

la pizza anche a Opus Dei.Siamo aloggiati in grande casa rosa a 3 piani,settore 61 di Noida,20 km da DHely,collegata con

metro.Camera con bagno,cucina pianterreno comune con gli altri ragazzi,sempre ubriachi a sera,impossibile pianificare visitil

giorno prima in qualche luogo.Presenza costante di creatura verde rame sui muri ,che ti fissa con 2 ochietti neri

aberranti.Tanti black out.Zanzare sono comunque principianti rispetto alle maestre che vengono da Copparo a tenere

corsi.Brama sia lodata,io sono solo a 3 minuti a piedi da palestra,club 61,nel centro commerciale dietro angolO.I locali non

vivono tutti in case,ma anche su ciglio di strade,in casette di mattoni rossi alte 1 metro,capanne d,argilla,TENDE.Le

fanciulle sono dolci ma castigate,dal kasmir le piu belle con occhi verdi o blu,senza lenti a contatto,le maiamare sono

bianche con occhi a mandorla,le manipure anche,ce mc donalds pizza hut e kentacki fied chicken dove noi abbiamo sconti.tANTO

VEGETARIANO,Tante salsette aquitrinose.La sicurezza e ovunque.x entrere nei appartamenti,nei negozi e al lavoro.Sempre

perquisiti.Andiamo ad Askarda,tempio dedicato a uno dei 100.000 eremiti che nudo girava India,e parlava con tutti,carote

microbi compresi.( s.franceso contestava Papa,e monastero di Clouni le compravendite ecclesiastiche,ma questi che

contestavano?).Brama si muove tra elefanti e crea il mondo,sintravede l,anima,politeista,panteista,monoteista

dell,India,Bombe islamiche 10 anni fa,mi sequestrano 2 preservativi in entrata.Il traffico e 1 bolgia immane di moto api

giallo verdi,immediato il pensiero a Boner,mucche,Suzuky marucki,Hunday Santre,tutti suonano clacson.Peggio di catania,ma

sbalorditivo,nessuno impreca.Tutti,pedoni compresi,rischiano stoicamente la vita,e,non bisogna essere agenti della digos,per

capire la loro rassegnazione dettata dalla massima ;x mal mal che me va,oddio che chifo,tornero beppone,comunque sempre 1

forma di vita.Proseguiamo x Dhely dopo che io con occhialini attiro attenzione di tutti i maschi.Sembro 1 divo di

holiwood,tutti vogliono fare foto,societa maschile,anche in disco 95 x cento omeni.,Arriviamo a Connaught place,che prende

nome da un reggimento irlandese prottagonista di un clamoroso ammutinamento durante occupazione inglese.Anche questo teatro

di attentati nel 2005 2008,scendiamo nel bhazar di phalika,sottoterra,gradi 50,lenorme buco nel soffitto e, 1 occhiaia spenta

che doveva servire da condizionatore.Grida,aromi strani,perenne odore di uova marce .e ascelle del Beppe.Non e,ancora il caos

totale,quello lo esperimento a chandy chowk,la vecchia Dhely.Nei vicoli stracolmi di gente e gia buio,odori di fumi e gas

vari,mendicanti,mi ser no mamy no dady ciapati ciapati! Esseri squamati,semi squamati,esseri normali,bang di campanelle

all,ingresso del tempio.Chi batte 1 volta,chi 2, chi 350.Dal vicoletto entriamo nella via principale.Ancora non e traffico

cio che vediamo,ma 1 marea di suoni,intorpidita da fumi atavici.Dalle bancarelle sul lato prendiamo 1 brodaglia bianca e

marrone,su mia insistenza.Io li guido culinariamente.Non so cosa mangio,Sento i Pungjabi urlare,lo giurano su Mardana,se

vogliamo possiamo avere cibo picantissimo.Poi in mezzo al traffico emerge 1 bue gigantesco a 2 gobbe,guidato da 2 omini

ognuno sedut1 aghiaccianteo su 1 gobba,dalle corna esageratamente barocche.Quello che trascina e ,aghiacciante,e 1 baraccone

senza dogm,sacramenti,dio,verita,comandamenti,gerarchie specifiche,con a bordo milioni di dei,guru,sciamani,nagababiaghori

che x acellerare la liberazione dellillusione e la fusione con la coscienza si fanno le canne.Bhudd che nel 4 secolo

ricevevano lezioni di illuminazione,elefanti,coccodrilli,scimmie,mucche,serpenti,Brhama ministro della creazione,wishu,della

conservazione,shiva della distruzione,piante,pietre fiori intoccabili ultima classe che ghandhi cerco dabolire influenzato da

1 visione piu sociale dellinduismo e da un cerGLANDto romanticismo( che almeno questo venga dalleuropa?).lAVVOCATO EDUCATO IN

ENGLAND CHE COL PACIFISMO INFLUENZATO DAL GIANISMO,DISTRUSSE 1 IMPERO MA NON RIUSCI A FRENARE IL SETTARISMO E LA FUGA IN

pakistan dei mussulmani e lestremismo induista.Svastiche di buona fortuna ,gianiste,vegetariane,ottimiste x la salvezza

dellanima,celtiche simboleggianaana si spinse fino a Bti il sole e lelemento maschile e femminile,Nanuk 1 guru che con il

giullare MardANA SI SPINSE FINO Alla mecca e poi Bagdadh,Croci che rappresentano fusioni di terra e cielo,simboli spaziali e

temporali che esprimono mistero del cosmo animato.Indipendenza pungiab,assassino indira

ghandhi,ariani,vedisti,suflisti,mAOMETTO,GESU.PANTEGANE TAXI,TRASPORTO PREDILETTO DA bRHAMA,RITI DI MAGIA NERA.Abbiamo

pescato tanto dallIndia,e ora osserviamo mentre il baraccone si sta avventurando in 1 sconvolgente viaggio verso il

211,stretto tra il dogmatismo nazional maoista,la visione manikea di alqueida,il fondamentalismo islamico tribale del

wazirikista,e il nazionalismo islamico pakistano ,irredentista x il kasmir.LIndia invento il telemarketing con Raman Roy nel

1990.Ce un cartellodove lavoro che recita cosi;se viaggi su 1 boeing,airbus,bmw,mercedes o wolvo,se hai soldi in Deuce bank

se usi 1 nokia mobile o 1 adobe softwear se tieni 1 macrosoft maxtor,sei assicurato con aig,sun life,se commerci al national

stoke eschange,allora sei toccato da hcl.Il cartello non cita lultimo ciclo,quello del kalyjuga,il ciclo delle macchine,la

distruzione entro il 212.Lenorme bue guidato dai due omini,e troppo simile ai personaggi delle galassie e ai quasar,che mio

fratello sognava nel cielo di pedagaggi in estate sdraiato di notte sull osservatorio,o ai fumetti che Silvio e Matteo

portavano ai giardini.BUON VIAGGIO INDIA,MA SEMBRA PIU FACILE ORGANIZZARE 1 WEKEND A GERUSALEMME CON TUTTI GLI

SPRITE,MONDA,EL GEMEL,E PERFINO DANIELE COMPRESI,CHE SALIRE SUL TUO CARRO.

mercoledì 12 maggio 2010

Mattina - notte nel cortile

Con che cuore ascoltare
il loro silenzio tolta la noia
l’attimo prima del canto
lo stare tacendo
di quei due merli sul cancello della scuola
entrati in scena emersi da una notte
chiara ed estesa ma infinitamente
chiusa nel cortile e impigliata
ai rami di betulle e abeti e nelle sabbie
che non vedi di un’altra memoria
tra i giochi sparsi e poco usati.

venerdì 16 aprile 2010

Alba dal treno

Mentre l’alba non è che un annuncio
delle 5.45 in treno verso Mestre
confuso con l’alone arancio dei lampioni
e lo sguardo deve oltrepassare i riflessi
profondi nel vetro del finestrino così
che lo sguardo al di fuori è anche uno
sguardo al di dentro
e so là fuori i mondi misteriosi che non
si potranno mai penetrare (né
si vorrebbe) e le loro vite
sopite - non voglio vedere queste
nel neon dello scompartimento sui sedili vuote
come sembrano ma con scatti improvvisi di lucidità -

se la notte che lascia le cose
che in essa hanno vissuto l’altra luce
e il lungo silenzio
dei molti soli oscuri
sia il vero annuncio
di ciò che ci aspetta, non so
e alla fine sopra la bassa stazione di Padova
non è l’alba che si dilata
ma è il celeste di cenere senza fine,
confortante, freddo, non ancora corso dal sole.

Prima vedevo
dall’altra parte tutti i colori dell’oriente
le antenne lucenti della notte vivere felici
nel rosa incipiente nell’azzurro già squillante
sotto la barca sottile della luna
le navi delle case
e le campagne di dormiente rugiada
nascoste palpebre
vuote corti
intrichi e cortine di alberi attorno a luci
e prospettive percorse da una consueta attesa di sole

mercoledì 24 marzo 2010

Fioritura. Valdonega marzo 2010

Alla curva della stradina in discesa, il mandorlo improvvisamente fiorito, nube lucente difficile da fissare. A ricordarlo, il suo rosa aereo sporge una speranza di sole dal cortile del vecchio palazzo, che ha l’intonaco di colore simile ma più denso e al tempo stesso slavato, caduto in alcuni punti. Entrambi vivi e popolati di vita nella fredda mattina di marzo. Una vecchiaia così lunga da dirla perenne, una breve gioventù che tornerà ancora e ancora? Significati che non stanno nelle cose che le parole inseguono - bellezza sola e ospitale, sorpresa nell’abbandono. Commovente perché ai miei occhi casuale. A lato della giornata, o sul suo primo margine. Ma il riconoscimento inaspettato di quel freddo sole e di quella solitudine mi accompagna, così che sono io ad avere bisogno delle parole.

mercoledì 27 gennaio 2010

ORIZZONTI PER GEOGRAFIE FIGURATE

io non so se queste parole siano qui segnate anche da mano e sguardo altrui e in questo spazio inscrivano muta e cieca una storia – una storia qualsiasi e per questo forse indicibile perenne – ma ora vedo che tra le pietre e i fragili muri emerge ologramma levitante dalla valle l’immagine sterminata della città e tocca i miei occhi più si allontana e dilata con le mille vie rettilinee ma i serpeggiamenti oscuri le case bianche cubiche uguali mai uguali con rientranze di cortili giardinetti squallidi calcinati un tremolio di vite come lettere come segni indecifrabili. Sotto la rete insistente della visione una figura cammina un cavo d’acciaio si tende e in alto figure sedute o fiori precipitando indaco e rosso nel nero tentano di ricordare ma non vogliono veramente – ricordare qualcosa che accenna dalla mia memoria qui celata all’immagine ben visibile della città che percorro.

camminare in questa corsia alla lunga può dare questa illusione: i pavimenti ingrommati di bagliori paiono pareti o aggettano tronchi di colonne appena sbozzate versandosi dall’alto colate di magma freddo per sempre, le ombre di persone in movimento sono figure piene immobili di buio, i riflessi vortici di luce sprofondati verso un paradiso al neon – ma nella colonna o stalattite di destra si scava un corridoio animato da un altro riflesso, la parete centrale è la gola e il ventre del pescecane che per luridi scalini ci ritrascina in basso, a sinistra il riposo è l’ombra informe che come un grande tendaggio ci avvolge. L’unica idea certa pare quel grumo di sofferenze scavato al centro dove un volto butterato ha inciso e lasciato di sé solo i solchi, le ferite, i piccoli crateri di una geografia una volta umana, smorfia irriconoscibile e pietà di fisionomia ignota che mi attrae e un poco mi perde.

eppure in fondo qualunque cosa pensi o veda io sono questo spazio non quello a cui mi affaccio e questa storia sempre incipiente scritta su questa minima parete domestica o intravista su questo lontano tratto di orizzonte per coincidenza di vista e visione è questa storia e non quella entro cui un lume sonoro infestato di ali di rondini angeli o pipistrelli come tagli nel gonfiarsi della luce piove su chi cammina e ha viso e collo bruciati dal sole una sigaretta in bocca l’impermeabile verde traslucido di scaglie il suo volume ben definito il mal di schiena per troppo tempo in giro uno squarcio nel costato la spina dorsale deviata una cravatta di geli azzurrini un lungo pesce che risale dal profondo una mano che esce sulla coscia e la fonde. Un buco più ampio nel cielo là sopra dichiara l’inutilità della luce che cade nel pozzo dell’aria e la pienezza del vuoto senza scelta né vera storia.

perché quello che vedi può essere solo un ricordo che guida l’inganno dei tuoi occhi simile in questo alla mia realtà questo ricordare vuoto dove ora io mi trovo e certo mi confonde ecco c’era il sole anche se non caldo anzi un sole smagliante ma l’aria fredda bellissima d’inverno e giochi di ombre proiettate nette sui selciati e marciapiedi di metà mattina così che a fermarsi con gli occhi chiusi e alzare la faccia al cielo e al sole si aveva l’impressione di scaldarsi con un brivido di verità. Credo fosse una piazza ma non giurerei della mia città, pavimentata in grandi pietre chiare senza queste coperture sintetiche da poco per qualche gioco cittadino o fiera. Ma se quel brivido era anticipazione di una gioia come una festa domenicale uno splendore di candide tovaglie e cristalli o il sentimento pungente di una fine – lo dicono quelle carte gettate a terra nel ricordo falsato – non so.

non resta quiete nell’immagine perché il sole di fine pomeriggio getta una lunga ombra scompagnata che volge le spalle a quella di un albero sottile, ma l’ombra si stampa sul piano del terreno su una pavimentazione calda di larghi mattoni forse di cotto così l’immagine ruotata di quarantacinque gradi ti darà l’impressione di cadere – o la voglia di stenderti con lei e dormire. Affari suoi: ha le mani in tasca, porterà stivali, giacca o camicia stretta in vita da una cintura, una strana forma della testa, ma m’impensierisce il denso canale nero la fenditura tangibile di notte che le scorre vicino e accanto ha una sua ombra più flebile e sfumata quasi arrotondata, o forse ho capito è rotondo il terreno e più da vicino è diversa anche la grana è scattata dall’alto del pianeta del satellite arido che stiamo sorvolando mentre ora hai quasi girato attorno alla colonna verso la sicurezza della notte.

dove è una figura di donna in un calice scura foglia in lampada opaca traslucida dalla grana ruvida di punti impurità pioggia di polline nella luce: in alto una notte di memorie e di rinselvate storie si fa percorrere da questo fuoco dai cerchi dai volumi del suo moto da esili pennacchi di pensieri che le hanno srotolato il volto - in basso è l’azzurro che vince recando nel suo fondo l’icona rovesciata. È decollata da quella sciabolata cicatrice con i bordi bianchi che attraversa tutto lo spazio ma resta percorsa da nuvole lievi toccata dal barlume fatuo signora delle bugie e delle fate gambe e caviglie sottili ginocchia austere e sicure. La accompagna una piccola luna buia che dorme una barca ferma palpebra che apre la porta della luce che si apre. Così lei si affaccia dai molti anni passati e ritorna indecisa con quel passo accennato nel riposo – non vero dubbio, io senza storie né lume vado.

e so che le immagini più costanti sono recinti ben chiusi, senza più rapporto con questo tempo. Di loro proviene a sera o nella pietra dell’attimo diurno lo spettro, dissolto quando interseca l’altra luce e intercetta nello sguardo cavo i colpi degli altri morti spettri. Andargli incontro è rivedere quella bandiera che sbatteva alla mattina lucente del mare, il sapore dell’aria le luci fitte ogni sera lungo la costa ricordanti altre luci – quando c’era il futuro? Cose svanite, qui non si vedono. Ora c’è questo stare nudo e frainteso, una figura esposta all’aria pallida, solo il pensiero di un pensiero, eppure: ogni ora ci inganna, ogni giorno la crediamo la stessa e con doppia illusione memoria e presente ci accecano. Verrà forse qualcosa da quella finestra aperta al tempo di fuori, e senza le ipotesi dei nomi il vento muoverà la camicia i capelli già scomposti la polvere che ferma lo spazio angusto.

dopo (quando le cose sono finite e un’esperienza si è chiusa anche se forse poco tempo è passato ma come un secolo per chi non c’era e non ricorda) c’è sempre qualcuno che va per quei luoghi o ci si ferma a guardare chissà che con le mani in tasca e un’aria di solidità con uno più saputo di lui che gli si aggira nervoso davanti e indicando gli dice era qui tra l’erba schiacciata e rigata dal gelo le punte dei rami spezzati i rifiuti - ma non sanno davvero hanno solo letto o sentito e la falda della giacca gli pende dietro come un accenno di livrea o una ridicola coda. Intanto le fronde si muovono nere e chiudono un loro spazio che è anche un tempo sempre esattamente presente di ombre fili formiche per i solchi della corteccia bozzoli di processionarie o uccelli, vento, azzurro che filtra. Ma questo, che c’era quando le cose accadevano, è inutile ed è come non fosse: dura invece la scena delle ombre certe.