martedì 31 luglio 2018
sabato 28 marzo 2015
Santi e Poeti, 2 dicembre 1948
"Tre
i movimenti dialettici, come tesi, antitesi, sintesi. La santità,
intesa come purezza di gesti e parole, è la condizione della poesia,
che ne deriva con naturalezza, come un parto, dall'interno verso
l'esterno. Al contrario, lo smarrimento nei propri labirinti
interiori e l'interna frammentazione in tanti 'io' incompleti e
labili è una colpa, introspezione paradossale che non porta alla
conoscenza ma alla dissipazione di sé. Ma la calma di gesti e di
sguardi riporta sulla strada perduta, verso la fecondità del vivere
e l'unità dell'io. Rileviamo alcuni aspetti cruciali, nei contenuti
e nelle forme. La metafora del grembo
caldo del
gesto (grembo da cui il gesto deriva e, insieme, che il gesto è)
introduce l'idea di maternità (ribadita al penultimo verso da
“fecondo”) e, indirettamente, di sessualità, non a contraddire
ma a complicare il concetto delle dichiarate santità e sobrietà, e
forse primo embrione della futura identificazione dell'io (sempre
parziale, perché coesistente con altre) con la figura di Maria,
vergine e madre. Il nascere, poi, della “lirica perfetta” è
trionfalmente agito dalla spinta propulsiva dell'endecasillabo (come
chiariremo), connubio di pensiero e ritmo che entra però in crisi
alla metà del testo, nell'immagine concreta e perturbante dello
'sbriciolamento' quasi in torme di microscopici insetti o larve
effimere. Che, in fondo, è semplicemente un'altra rappresentazione,
introvertita, della maternità, come dispersione dell'io in “miriadi
di esseri”/feti imperfetti e morituri" (dal mio commento a Santi e Poeti, l'inedito del 2 dicembre 1948)
mercoledì 13 febbraio 2013
(abbozzo)
Inverno
Io svengo nei miei
sogni come in un buio
ma non braccia per me
che per altri non ho avuto
quindi riemergo nel
giorno sperando
e cadendo me il mio
pensiero
si alza la farfalla che
riappare
nel corridoio grigio
dell'inverno
quando tutto rinasce
ancora in questa luce pura
quando tutto sta per
morire e si abbandona al buio
e il grigio è il suo
vivo colore
martedì 11 dicembre 2012
8
dicembre 2012
Si stacca precisa nel ghiaccio
dell’aria grigia di via
IV novembre la mole
eterea e petrosa del Baldo
già bianca di neve la cresta
per strati di nuvole e cielo
ieri azzurro marino. Decorano
il corso le luci sugli alberi
conici e uguali in due file
che lo sguardo percorre ed
illustrano
conducendo per l’alta foresta
di case agli antichi giardini
e alla fontana o allo slargo
dove poi scavalca il ponte
coi suoi cavalli alati.
Qui ogni cosa per me è già parola
già pronunciata e non detta
in questa domenica eterna
in cui sempre di te ricordandomi
mi presento a me stesso e a me
stesso
presentato mi assento
(in coda al supermercato al bar
per un bicchiere col cellulare in
mano
rigido sulla moto da mio padre
tra i quadri) e percorro la via
vedendo ciò che si vede
la tragedia verticale del mondo
come una fiaba e le luci quiete.
(di te: riferito a mia madre, che oggi compirebbe gli anni)
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