città con fiume

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olio - Paolo Parma

sabato 28 marzo 2015

Santi e Poeti, 2 dicembre 1948


"Tre i movimenti dialettici, come tesi, antitesi, sintesi. La santità, intesa come purezza di gesti e parole, è la condizione della poesia, che ne deriva con naturalezza, come un parto, dall'interno verso l'esterno. Al contrario, lo smarrimento nei propri labirinti interiori e l'interna frammentazione in tanti 'io' incompleti e labili è una colpa, introspezione paradossale che non porta alla conoscenza ma alla dissipazione di sé. Ma la calma di gesti e di sguardi riporta sulla strada perduta, verso la fecondità del vivere e l'unità dell'io. Rileviamo alcuni aspetti cruciali, nei contenuti e nelle forme. La metafora del grembo caldo del gesto (grembo da cui il gesto deriva e, insieme, che il gesto è) introduce l'idea di maternità (ribadita al penultimo verso da “fecondo”) e, indirettamente, di sessualità, non a contraddire ma a complicare il concetto delle dichiarate santità e sobrietà, e forse primo embrione della futura identificazione dell'io (sempre parziale, perché coesistente con altre) con la figura di Maria, vergine e madre. Il nascere, poi, della “lirica perfetta” è trionfalmente agito dalla spinta propulsiva dell'endecasillabo (come chiariremo), connubio di pensiero e ritmo che entra però in crisi alla metà del testo, nell'immagine concreta e perturbante dello 'sbriciolamento' quasi in torme di microscopici insetti o larve effimere. Che, in fondo, è semplicemente un'altra rappresentazione, introvertita, della maternità, come dispersione dell'io in “miriadi di esseri”/feti imperfetti e morituri" (dal mio commento a Santi e Poeti, l'inedito del 2 dicembre 1948)

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